Brano: [...]della 2a Brigata della Divisione Garibaldi « S. Bonfante ». Nel dopoguerra ha rappresentato il P.C.l. nel Consiglio comunale di Imperia.
Lajolo, Davide
Ulisse. N. il 29.7.1912 a Vinchio d’Asti (Asti) ; giornalista.
Cresciuto negli anni del regime, dopo essere stato fascista e « legionario » nella guerra di Spagna, dopo aver fatto 11 anni di guerra come ufficiale di fanteria, durante la lotta di liberazione seppe « scegliere la strada della libertà ». Raggiunte le formazioni partigiane dell’Astigiano, divenne presto comandante del Raggruppamento comprendente l’8a e la 9a Divisione Garibaldi del Basso Monferrato, e successivamente vicecomandante di zona del Corpo Volontari della libertà del Monferrato.
Dopo la Liberazione diventò redattore capo óe\\'Unità di Torino (194546), poi vicedirettore e infine direttore dell’«Unità» di Milano (194647 e 194858). Eletto deputato nel 1958, venne rieletto nel 1963 e nel 1968, ricoprendo la carica di questore della Camera e di vicepresidente della Commissione parlamentare di vigilanza della RAITV. Membro del Comitato centrale del P.C.l. fino al XIV Congresso (1975) e direttore del settimanale GiorniVie Nuove.
Ha pubblicato libri di poesia e di narrativa, prima e dopo la guerra. Si ricordano: Classe 1912, nel quale descrive la propri[...]
[...] Il voltagabbana (Milano, 1963); Come e perché (Milano, 1968).
Nella presentazione de « Il voltagabbana », Lajolo ha scritto: « [...] l’autoironia è ancora il contegno più decente, quando si ha in uggia il patetico. È chiaro che dirigersi verso il meglio, capire i propri errori non è voltare gabbana. Dove lagrime e sangue mutano la vita degli individui, la storia di un popolo e l’orizzonte del mondo, ogni uomo ha diritto alla sua scelta ».
La Libertà
Settimanale di propaganda della Concentrazione antifascista (v.), pubblicato a Parigi dal maggio 1927 al maggio 1934. Diretto da Claudio Treves (v.), aveva come collaboratori i più rappresentativi esponenti dell’emigrazione antifascista (fatta eccezione per i comunisti), da Gaetano Salvemini a Francesco decotti, da Filippo Turati a Franco Clerici, Fernando Schiavetti, Aurelio Natoli, Pallante Rugginenti, Arturo Labriola, Angelica Balabanoff, Pietro Nenni [Ennio] e Giuseppe Saragat [Spertia] :
Fino all’arrivo di Carlo Rosselli, il settimanale ebbe una impostazione tipicamente aventiniana[...]
[...]sempre lì lì per cadere. Sul piano pratico, specie per quanto si riferiva all’azione in Italia, non aveva poi nessuna efficacia, mancando di suscitare nelle masse la coscienza che erano principalmente esse le vere protagoniste della lotta frontale contro la dittatura fascista, e perciò bisognava essere presenti in Italia in mezzo ad esse, per organizzarle e guidarle.
In un editoriale intitolato L’occhio sull’Italia e pubblicato nel n. 10 de « La Libertà », si indicavano questi compiti dell’emigrazione antifascista: « Bisogna vigilare attentamente la situazione, rincuorare la resistenza e suscitare la combattività delle masse lavoratrici, essere pronti ad agire nel momento buono, rassicurare quelli che non vedono successione al fascismo che nel caos ».
Ancora più indicativo delle posizioni concentrazioniste, quanto scriveva nello stesso numero Gaetano Salvemini, aprendo un dibattito sui compiti del l'emigrazione antifascista, con un articolo intitolato Quello che non dobbiamo fare. Salvemini si dichiarava convinto che « la dittatura fascis[...]